lunedì 22 ottobre 2012

American Horror Story Asylum


American Horror Story è stata una novità nella serialità americana. Prendere in mano temi, storie e leggende del genere ghost-horror e riproporli in chiave seriale non è un lavoro semplice, ma l'idea di Ryan Murphy e Brad Falchuk è stata portata avanti con intelligenza e maestria, procurando un successo incredibile alla serie.

La prima stagione è stata una vera sorpresa, con episodi mai noiosi (qualche momento morto c'è stato, ma è normale quando si parla di serie-tv), colpi di scena estremi (a volte poco convincenti), horror degno di questo nome e trash allo stato puro. La storia è stata sviluppata, forse, in maniera troppo forzata ma la serie su è rivelato un ottimo prodotto considerando il panorama seriale odierno, sterile e con poche idee.


La seconda stagione inizia con un episodio a dir poco esplosivo sebbene sia stato un po' lento all'inizio. Vedere alcuni attori della stagione precedente in panni diversi fa uno strano effetto, quasi alienante (parola non usata a caso).
Tutti noi eravamo abituati a un tipo di tema horror dark, celato e misterioso: in questo episodio vengono introdotte storie esplicitamente horror, che si scontrano totalmente con quello che abbiamo visto nella prima stagione, tra cui gli alieni.
All'epoca, X-Files aveva elaborato egregiamente il tema degli alieni creando una mitologia incredibile e che ha influenzato molti altri prodotti seriali. Raccontata così sembra stonare con il genere horror, ma se si pensa all'immaginario prevalentemente cinematografico legato agli alieni allora la stonatura si trasforma in un terribile suono angosciante. Le storie legate agli alieni (salvo rare eccezioni) sono elaborate intorno all'orrore del rapimento e degli esperimenti e le scene di questa season premiere sono molto efficaci da questo punto di vista.

Ma è il manicomio ad essere il vero protagonista di questa nuova stagione. L'atmosfera che si respira è molto diversa da quella della casa della famiglia Harmon della prima stagione. In quel caso la casa traspirava mistero, l'orrore si celava nel segreto della morte e nella follia dell'uomo. L'istituto Briarcliff invece trasmette perversione, una malvagità che deriva dai metodi poco ortodossi di guarigione che hanno le basi in sadici convinzioni religiose. Anche in questo caso il vero mostro è l'uomo, che è l'unico a poter distruggere tutto ciò che tocca con la sua cattiveria.


Parlando degli attori è indiscutibile la bravura di Jessica Lange, la vera "eroina" di American Horror Story che è inutile descrivere perché bisognerebbe riservarle uno spazio a parte.
Invece bisogna spendere due parole per la cattiva recitazione di Adam Levine, personaggio talmente inutile che quando fa una brutta fine all'inizio dell'episodio ho tirato un sospiro si sollievo.
Joseph Finnies invece sembra convincente, considerando la sua inettitudine alla recitazione.
Evan Peters, in questa stagione, sembra presentarsi come l'innocente che non è mai stato nella prima stagione, e non è molto convincente nella sua (ritrovata) sanità mentale.
Il cast esplode in una serie di personaggi che di sicuro non deluderanno i telespettatori.

In questa season premiere c'è molta carne al fuoco. C'è il rischio che la trama si risolva in un ammasso di caos informe, con tante scene al limite della follia umana.

Ma parliamo di American Horror Story, a cui tutto è concesso poiché è una delle poche serie-tv che osa.

giovedì 18 ottobre 2012

Videogame nel cinema - Film che non vedremo mai

Quello che noi videogiocatori desideriamo da sempre, è che un adattamento cinematografico di un videogame sia FEDELE al 100%. Ma abbiamo potuto constatare amaramente che il cinema non è capace minimamente di riproporre sul grande schermo un videogame. Tomb Raider, Max Payne, Silent Hill, Resident Evil, sono solo alcuni dei film che hanno tentato di riproporre quelle avventure videoludiche ma hanno fallito.
I fan ormai si sono arresi e da anni immaginano film tratti da videogame che sappiamo reggere il confronto con le loro aspettative.
Qui di seguito c'è una bella carrellata di locandine di film tratti da videogame che non vedremo MAI al cinema.
Ma a noi ci piace sperare!




























giovedì 4 ottobre 2012

Doctor Who - (Spoiler!) Addio Amelia Pond

Siamo giunti all'episodio che segna l'addio di Amelia Pond, "The Girl Who Waited", la ragazza che aveva il nome di una eroina di una favola, la moglie del centurione Rory che per 2000 anni ha protetto la sua amata.
Devo ammettere che questo addio non è stato tanto straziante come me lo aspettavo. Ci sono stati momenti più emozionanti nella storia del Dottore, tra cui (ovviamente) i lunghi addii alle sue compagne (e compagni) di avventure. Questi momenti vengono sempre attesi con trepida emozione dai fan della serie, che sono sempre pronti con una miriade di fazzoletti.
In questo caso, però, l'addio di Amelia Pond mi ha poco convinto.

1) L'episodio non è stato scritto in maniera interessante. Gli angeli sono le creature più belle dell'Whoverse ma in questo episodio scritto da Steven Moffat non riescono a risultare così affascinanti e pericolosi come lo sono stati in passato (come ad esempio in Blink, puntata della terza stagione). Di conseguenza ciò che accade ai Pond non risulta narrativamente convincente.

2) La "predestinazione" dei Pond, rappresentata dal libro scritto da Melody (River Song) Melone, è forzata e, considerando che la dipartita dei due companion è stata annunciata da molto tempo, sembra quasi un elemento che ha più il compito di "riempire" la puntata piuttosto che creare tensione e pathos.

3) Non è convincente la storia dei paradossi, ma questo punto può essere benissimo sorvolato considerando che con il Doctor Who ci siamo abituati a "paradossi" ben più paradossali!

4) L'ennesima morte di Rory è ridicola. Dalla quinta stagione, Rory Williams è morto talmente tante volte che ogni volta che ritornava in vita il suo personaggio diventava sempre più irrilevante e prevedibile. In questo episodio, è "Rory anziano" a morire di fronte al sé stesso giovane e ad Amy, che decidono di uccidersi per far sì che quel futuro non possa mai avvenire e quindi creare un paradosso che possa annientare gli Angeli.
La sequenza del suicidio dei Pond è il momento più bello di tutto l'episodio, soprattutto per la colonna sonora. Ma tutto il pathos di quel momento viene meno con il ritorno nella loro linea temporale e quindi con i Pond vivi e vegeti.

5) L'addio di Amy doveva essere un po' più elaborato. Con le altre companion delle stagioni precedenti c'è stato un coinvolgimento maggiore nei loro addii proprio perché venivano riservati decine di minuti al loro commovente saluto. In questo caso Amy da un addio veloce e sbrigativo, un vero peccato considerando l'importanza di questo personaggio.


Amelia Pond, sin dalla sua prima comparsa, si è rivelato un personaggio incredibile, una "companion" che ha dato forza all'undicesimo Dottore e che ha tenuto testa persino a compagne indimenticabili come Donna Noble. Il suo addio è toccante, eppure... volevo più lacrime.