domenica 17 marzo 2013

Tomb Raider




Lara Croft è rinata. Il reboot della famosa serie di Tomb Raider vive di una luce diversa. Spogliato delle dinamiche di gameplay che attingevano dall'esplorazione e dagli enigmi, il videogame è stato rivestito da una storia ben orchestrata e un personaggio vivo, in antitesi con la Lara dei capitoli precedenti. Dal punto di vista del gameplay, vive di elementi action e del genere sparatutto in terza persona. Attinge le radici in Uncharted, proponendo un gameplay già visto da molti di noi e che sta infettando la produzione videoludica.


Come la fortunata serie della Naughty Dog, Tomb Raider ha elementi di gioco che affondano nella spettacolarità del gameplay. Essendo in pratica uno sparatutto in terza persona, il videogame non avanza nulla di innovativo. L'esplorazione è insensata rispetto ai capitoli precedenti: esplorare l'isola può risultare un passatempo noioso e semplice. Le tombe hanno enigmi quasi insulsi per l'intelligenza umana e raccogliere i vari oggetti e diari non ha nulla di coinvolgente.


Se il gameplay prende spunto da Uncharted, la storia (se vogliamo osare) attinge da una narrativa alla Lost, dove il susseguirsi di colpi di scena tengono il videogiocatore attaccato allo schermo per scoprire cosa sta accadendo. La storia non annoia, soprattutto perché la protagonista è talmente realistica nei movimenti e nelle reazioni che è impossibile non lasciarsi coinvolgere dagli avvenimenti.

Lara Croft ha un'anima ma i personaggi secondari no. Hanno un potenziale che non viene espresso minimamente. Tutta l'attenzione è su Lara e sulla sua evoluzione. La ragazza vive un'esperienza incredibile, traumatica, che la costringe a dover crescere tra ferite, violenza e sangue. Insieme a Lara Croft, anche l'isola sembra viva. Le ambientazioni sono molto belle e non sono vuoti spazi dove far correre la protagonista. I luoghi pullulano di misteri e trasmettono sensazioni uniche.
Il comparto tecnico tentenna. La grafica di gioco è incredibile, ma quando iniziano i filmati c'è qualcosa che non quadra. Le espressioni facciali sono gommose e i movimenti sono poco fluidi. Peccato perché il comparto tecnico prometteva di raggiungere la perfezione.


Tomb Raider regala ore di gioco davvero emozionanti. Vedere un personaggio così vivo e così reale è un'esperienza incredibile. Crescere e maturare insieme a lei è forse il motivo per cui Tomb Raider si può ritenere un vero capolavoro nel mondo videoludico. Pecca dal punto di vista del gameplay, che poteva essere davvero rivoluzionario se introduceva dinamiche di esplorazione complete e all'altezza dei capitoli precedenti. Di sicuro è l'inizio di una nuova era per Lara Croft, che a livello di chara-design aveva bisogno di rinnovamento.


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