Lara Croft è rinata. Il reboot
della famosa serie di Tomb Raider vive di una luce diversa. Spogliato
delle dinamiche di gameplay che attingevano
dall'esplorazione e dagli enigmi, il videogame
è stato rivestito da una storia ben orchestrata e un
personaggio vivo, in antitesi con la Lara dei capitoli
precedenti. Dal punto di vista del gameplay, vive di elementi action
e del genere sparatutto in terza persona. Attinge le radici in
Uncharted, proponendo un gameplay già visto da molti di noi e
che sta infettando la produzione
videoludica.
Come la fortunata serie della
Naughty Dog, Tomb Raider ha elementi di gioco
che affondano nella spettacolarità del gameplay.
Essendo in pratica uno sparatutto in terza
persona, il videogame non avanza nulla di innovativo. L'esplorazione
è insensata rispetto ai capitoli precedenti: esplorare l'isola
può risultare un passatempo noioso e semplice. Le tombe hanno
enigmi quasi insulsi per l'intelligenza umana e raccogliere i vari
oggetti e diari non ha nulla di coinvolgente.
Se il gameplay prende
spunto da Uncharted, la storia (se vogliamo osare) attinge da una
narrativa alla Lost, dove il susseguirsi di colpi di scena tengono il
videogiocatore attaccato allo schermo per scoprire cosa sta
accadendo. La storia non annoia, soprattutto perché la
protagonista è talmente realistica nei movimenti e nelle
reazioni che è impossibile non lasciarsi coinvolgere dagli
avvenimenti.
Lara Croft ha un'anima ma
i personaggi secondari no. Hanno un potenziale che non viene espresso
minimamente. Tutta l'attenzione è su Lara e sulla sua
evoluzione. La ragazza vive un'esperienza incredibile, traumatica,
che la costringe a dover crescere tra ferite, violenza e sangue.
Insieme a Lara Croft, anche l'isola sembra viva. Le ambientazioni
sono molto belle e non sono vuoti spazi dove far correre la
protagonista. I luoghi pullulano di misteri e trasmettono sensazioni
uniche.
Il comparto tecnico
tentenna. La grafica di gioco è incredibile, ma quando
iniziano i filmati c'è qualcosa che non quadra. Le espressioni
facciali sono gommose e i movimenti sono poco fluidi. Peccato perché
il comparto tecnico prometteva di raggiungere la perfezione.
Tomb Raider regala ore di
gioco davvero emozionanti. Vedere un personaggio così vivo e
così reale è un'esperienza incredibile. Crescere e
maturare insieme a lei è forse il motivo per cui Tomb Raider
si può ritenere un vero capolavoro nel mondo videoludico.
Pecca dal punto di vista del gameplay, che poteva essere davvero
rivoluzionario se introduceva dinamiche di esplorazione complete e
all'altezza dei capitoli precedenti. Di sicuro è l'inizio di una nuova era per Lara Croft, che a livello di chara-design aveva bisogno di rinnovamento.
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