martedì 20 novembre 2012

The Walking Dead



The Walking Dead è come un treno che viaggia su binari sicuri, a una velocità che sembra aumentare sempre di più. Tratto dall’omonimo fumetto di Robert Kirkman, Tony Moore e Charlie Adlard, la serie è stata creata dal regista Frank Darabont, introducendo nella serialità televisiva qualcosa di innovativo, un genere visto poche volte nel panorama in questione: il genere horror “zombie apocalypse”. Con The Walking Dead sono stati raggiunti livelli di narrazione e di pathos che stanno influenzando la serialità americana.
Quando venne trasmesso l’episodio pilota, milioni di telespettatori rimasero affascinati dal modo realistico in cui veniva riproposto il genere horror a tema zombie sul piccolo schermo. La critica elogiò la tecnica e lo stile, considerando l’episodio alla pari di una pellicola cinematografica.
Dopo due anni e dopo due stagioni, la serie continua ad abbattere gli ascolti e ad avere un successo incredibile. La seconda stagione, sebbene abbia avuto molti episodi scadenti, è riuscita a rialzarsi dopo la lunga pausa di metà stagione e a correre verso un finale di stagione letteralmente esplosivo. Ogni personaggio è riuscito a trovare un proprio ruolo nel gruppo.

La terza stagione riprende le redini della storia otto mesi dopo. Ormai il gruppo di sopravvissuti di Atlanta ha capito, a caro prezzo, come restare in vita: bisogna difendersi dai vivi piuttosto che dai morti. La civiltà come la conoscevano è diventato un lontano ricordo e paradossalmente l’unico posto sicuro che trovano è una prigione.
Sinora i quattro episodi trasmessi si sono rivelati eccezionali da ogni punto di vista: sono stati accantonati quegli elementi romantici che hanno contraddistinto la seconda stagione per lasciare spazio a un atteggiamento più cinico e disilluso. “Seed” segna la svolta della serie: se nella seconda stagione c’erano molti momenti morti, con il primo episodio della terza stagione si capisce che gli sceneggiatori hanno imparato dai loro errori. L’episodio di “Sick” sancisce le nuove regole che portano sempre di più a diffidarsi dei viventi, nel caso particolare di alcuni carcerati che si trovavano nella prigione. “Walk With Me” da voce al Governatore e alle sue oscure macchinazioni, ma non riesce a rendere interessante il personaggio di Michonne, ancorata ad una caratterizzazione troppo indecisa. Infine l’ultimo episodio trasmesso “Killer Within” stabilisce un punto di rottura importante tra i personaggi e di conseguenza nel cast, rivoluzionando ciò che saranno i rapporti tra i personaggi e con gli stessi fan/telespettatori.

La terza stagione vede molti dei protagonisti raggiungere livelli estremi di sopportazione emotiva e fisica. Sfiniti e in continua fuga, alcuni di loro troveranno nella prigione qualcosa di peggio della morte. Alcune new entry come il Governatore e Michonne, e altri personaggi di cui si erano perse le tracce (e una mano) come Merle, rispolverano il cast dando nuovo vigore alla narrazione.


Tutto sembra procedere verso episodi sempre più avvincenti, ma cantare vittoria è ancora troppo presto. La serie sta prendendo una svolta sempre più temeraria, soprattutto per quanto riguarda il destino di alcuni personaggi.