domenica 7 settembre 2014

Colpa delle stelle



Prima di cominciare:
[Colpa delle stelle. La mia amica era l'unica che si è trattenuta. Il resto della sala tirava sul col naso e piagnucolava. La cosa positiva di questi film è che il silenzio è assicurato durante la proiezione: le ragazze sono peggio del nazismo quando devono vedere film dove vogliono piangere, sono disposti a soffocare i maschietti appena aprono bocca.. (ammetto che la mia intenzione era quella di frignare come una scolaretta, ma ero concentrato a non pisciarmi addosso)]

Nel panorama del teen romance si è affermato un sottogenere abbastanza particolare, il teenager cancer romance, dove ragazzi alla fine della loro vita vivono le loro prime storie d’amore. Colpa delle stelle rientra in questo genere e che, con molta delicatezza ma intelligenza, con immagini raffinate e uno stile narrativo maturo, tocca tematiche complicate senza cadere nella sdolcinatezza troppo elevata.
Hazel Grace è una ragazza di 17 anni malata di cancro, disillusa dalla vita, coraggiosa rispetto alla sua malattia ma al tempo stesso incredibilmente stanca e sola, nel suo mondo che sta per finire. Incontra in un gruppo di sostegno Augustus, ragazzo dal sorriso ingenuo e pieni di energie che trasmette alla ragazza una voglia di vivere che non era mai riuscita a provare.
Apparentemente il film sembra raccontare la classica storia d’amore tra teenager, fatta di primi sguardi innamorati, di baci innocenti e di un colpo di fulmine con di sottofondo musica pop per adolescenti. Tutti gli elementi “teen” vengono diluiti in una soluzione narrativa efficace, al limite tra la commedia e il dramma, tra l’ironia e la tragedia, senza mai cadere in una narrazione semplicistica.
Parlare di cancro, soprattutto in un contesto giovanile, è difficile: il regista Josh Boone ha adattato l’omonimo libro in maniera fedele, trasmettendo sensazioni ed emozioni in uno stile cinematografico immediato. Raccontare di ragazzi che convivono con la consapevolezza della morte è stato fatto con estremo giudizio. Le immagini parlano più delle parole, come ad esempio la bombola d’ossigeno di Hazel che la accompagna da tutta la vita. Queste immagini non creano pietà o un senso di compassione. Lo spettatore riesce ad entrare in contatto con i protagonisti, in una sorta di legame empatico che non cade mai nella lacrima facile. Il senso di rispetto che si prova è forse il risultato più interessante che si può notare durante il film. L’empatia è il risultato della raffinata intelligenza e senso di cinema che comunicano il regista e gli attori nel film, i quali (in particolare Shalaine Woodley) toccano vette di espressività e maturità attoriale davvero notevoli.

Colpa delle stelle è un “romanzo di formazione” dove la protagonista, da disillusa e cinica nei confronti del mondo, ritorna a sognare in maniera più adulta. Dopo una serie di eventi, come ad esempio l’incontro/scontro con il suo scrittore preferito (interpretato da un mostruoso Willem Dafoe) o il rapporto con i suoi genitori (tanto di cappello Laura Dern, nella parte della madre), Hazel riesce a vivere la sua storia d’amore, lasciandosi andare.
In Colpa delle stelle non si parla solo dell’amore, si parla della donna disillusa e spaventata in un corpo delicato e sofferente di una ragazzina, prigioniera di una vita che non voleva né per sé e né per i suoi genitori, i quali rappresentano l'ancora di salvezza ma anche di condanna per Hazel. La consapevolezza di far del male a coloro che ama con la sua morte è la colpa più grande che la da alle stelle. Eppure, in un mondo fatto di oscurità, la luce del primo amore sveglia dentro di sé la speranza di una vita che deve essere vissuta per quella che è. Il dolore va vissuto come parte di noi, questo insegna Colpa delle stelle.