domenica 9 settembre 2012

Avatar (James Cameron, 2009)


Il progetto risale al 1995, ma è solo dopo gli enormi sviluppi della computer grafica (CG) in questi 15 anni che James Cameron ha potuto sfruttare al massimo il digitale, rappresentando un mondo immenso e fantastico come Pandora. Il live action non è mai stato così realistico e tangibile, e la collaborazione con la Weta Digital (Il signore degli anelli) è un'importante chiave di realizzazione dell'intera pellicola, garantendo una spettacolarità senza confini. Inoltre l'uso del 3-D è stato la ciliegina sulla torta, una prelibatezza di incredibile fascino e coinvolgimento. Dietro Avatar c'è un'innovazione tecnologica formidabile e l'uso particolare della grafica virtuale, che con James Cameron raggiunge vette mai viste: non entrando nel merito dei metodi di ripresa, ci si rende conto dell'enorme cura nel rendere realistici il mondo di Pandora e i Na'vi. In particolare questi ultimi risultano estremamente caratterizzati, e sino al minimo dettaglio facciale: i movimenti fluidi, la vitalità che si riflette negli occhi e la lucidità della pelle sono piccole gemme che fanno dimenticare che in realtà la pellicola è un film in CG.
Avatar è pura sensazione, nutrimento per la vista. Creare un mondo così bello e pericoloso stimola l'immaginazione e la fantasia. Il film va valutato soprattutto come esperienza visiva poiché a livello narrativo è già stato tutto raccontato. L'intreccio è semplice e lineare, con alcuni colpi di scena, ma sempre sotto una luce di ordinaria convenzione narrativa. Inoltre il solito conflitto western buono/cattivo è presente, concludendo l'infinita diatriba tra l'eroe per caso e il generale malvagio con un finale buono, positivo, scontato, ma necessario per soddisfare lo spettatore. Il film è un classico d'azione hollywoodiano, con eroiche gesta, grandi personaggi stereotipati e la solita storia d'amore. Proprio nella sua «classicità» fatta di cliché americani, fini a un'esaltazione di valori positivi, dimostra che la vera forza non risiede in una sceneggiatura innovativa, ma nella commistione di intreccio e spettacolo. E quando Jack e Neytiri corrono nella foresta, mentre la loro storia d'amore sta per sbocciare in una notte illuminata da una flora fantasmagorica, lo spettatore si lascia trasportare totalmente da quell'evento così ordinario, non badando alla storia ma al gioco di emozioni che suscita la visione così onirica.


È stato creato un mondo tanto semplice quanto commovente nelle sue fragili regole. Pandora risulta un'enorme creatura vivente, connessa a ogni altra creatura, la quale è connessa a sua volta con le altre. La flora e la fauna sono state disegnate con l'incredibile collaborazione di Stan Winston: in forme quanto mai bizzarre e realistiche, in colori sgargianti e in ambientazioni evocative, Pandora entra nel cuore, penetra attraverso gli occhi sino quasi a percepire la vita stessa. Il rispetto dei Na'vi, la loro cultura e la loro devozione verso la più piccola creatura rendono l'esperienza di Pandora sacra e intoccabile. E vedere l'uomo «sporcare» con le proprie macchine e la propria guerra quel sacro impero naturale suscita un'emozione indescrivibile: l'empatia con i Na'vi è assicurata.
L'incontro/scontro tra la civiltà avanzata e quella «primitiva» è un tema delicato, usato e riusato, che rischia sempre di sfociare in una sterile critica ai paesi del capitalismo avanzato; in Avatar la critica c'è, ma vengono valorizzati altri messaggi, molto più forti e molto più importanti. L'incipit, lo svolgimento, e persino il finale sono un chiaro riferimento a storie come Pocahontas e Balla coi lupi; la fantascienza irrompe con citazioni quali Matrix,Star Trek e Star Wars. Insomma, Avatar è un amalgama di innumerevoli pellicole, un omaggio al cinema stesso in pieno stile postmoderno, un'unione tra una classica storia e una nuova tecnologia digitale.


Immensa è l'interpretazione degli attori, e ancora più immensa è l'interpretazione dei loro «avatar» in CG. Sam Worthington non convince nelle sue vesti «umane», ma per fortuna è grandioso nelle vesti Na'vi. Dietro la bellissima Neytiri l'attrice Zoe Saldana (Star Trek) commuove nella sua interpretazione di un personaggio così pieno di forza, delicatezza e amore verso quel mondo. Per non parlare della dottoressa Grace, interpretata dalla magnifica Sigourney Weaver. Sono personaggi ordinari e conosciuti, ma proprio grazie a questa familiarità con loro che lo spettatore può dedicare la sua attenzione alla magia delle immagini. E sorprende soprattutto come non annoino nella loro convenzionalità, in particolare il villain di turno Quaritch (rappresentante della cupidigia umana) che si rivela l'antagonista più visto nella storia del cinema, ma convincente.
Il film segna un traguardo importantissimo nella storia del cinema. Il digitale ha una potenza comunicativa incredibile, e grazie ad essa è stato possibile realizzare un film grandioso. È una favola eco-ambientalista, una storia d'amore, un messaggio e un richiamo, una forza e una potenza che trascende il cinema stesso.
Un capolavoro? Domanda che non troverà semplice risposta. Ma la domanda più interessante è se lo spettatore sia pronto a vivere qualcosa di talmente potente da sconvolgere ogni convinzione sul cinema.


Fonte: http://www.cine-zone.it/recensioni/3054-avatar.html

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