giovedì 26 luglio 2012

Biancaneve e.. i nani dove sono?


Il cinema ha bisogno di favole
Può non sembrare, ma ormai il cinema è in piena crisi.
L'industria sembra boccheggiare in mancanza di una spinta di innovazione narrativa che possa realmente introdurre nuove storie, nuovi personaggi e nuove idee. Ormai sembra che tutto sia un ammasso ristagnante di trame già scritte, di remake, di reboot, di remake di reboot. Non c'è bisogno della mia inutile laurea in DAMS per capire che la crisi sta letteralmente affogando la creatività (narrativa) del cinema. Ciò che ne consegue sono film di supereroi e favole rivisitate in chiave contemporanea, stravolgendo la storia e i personaggi con qualche bella linea narrativa alternativa che possa piacere al pubblico del 2012 e dell'avvenire.
Ciò che rimane interessante è il fatto di voler continuamente tramutare le storie (in questo caso le favole) in adattamenti che nel bene e nel male riescono ad attirare l'attenzione degli spettatori.
Gli spettatori hanno bisogno di spettacolarità e di veder spettacolarizzate storie che conosco, che un tempo leggevano su un bel libro o su un fumetto, o che avevano visto in televisione o al cinema.
Chi vede un film vuole rilassarsi con qualcosa che conosce già (Biancaneve e i sette nani), ma vuole vedere un altro punto di vista immerso in genere narrativo estraneo all'originale (dark-fantasy) e quindi vuole essere stupito non solo sul piano degli effetti speciali, ma soprattutto dello stravolgimento della storia (Biancaneve e il Cacciatore).

La magia degli effetti speciali
Se da un lato è inevitabile non accorgersi di questa incredibile mancanza di innovazione sul piano dei titoli proposti al cinema, dall'altro lato è anche vero che sul piano estetico si toccano vette di intrattenimento puro. Nel caso di Biancaneve e il cacciatore, gli effetti digitali sono veramente incantevoli, quasi disturbanti in determinati momenti che di solito sono riservati alla Regina cattiva, interpretata da una Charlize Theron incredibile.
Questi momenti di puro godimento visivo (e la bellissima Charlize Theron) fanno quasi dimenticare l'inettitudine attoriale di Kristen Stewart e di Thor alias Chris Hemsworth. Forse è proprio questa la magia degli effetti speciali in Biancaneve e il Cacciatore!
Gli effetti speciali fanno un altro miracolo: sono talmente coinvolgenti da far quasi dimenticare la trama stessa troppo disordinata, "buttata in caciara" e piena di plot-hole che non rendono Biancaneve e il Cacciatore un film apparentemente completo. 
I personaggi sono disegnati con superficialità, e sarebbe bastato davvero un piccolo sforzo di sceneggiatura per renderli realmente interessanti. Eppure, essendo così diversi dalle loro controparti favolistiche, tendono ad essere piacevoli. La figura di Biancaneve viene totalmente cambiata: da donna passiva a guerriera incazzata!




Biancaneve e.. i nani dove sono?
I nani ci sono, tranquilli, ma anche loro soffrono della stessa malattia degli altri personaggi: la debolezza di carattere. Inoltre hanno dei nomi pessimi, degni di scaricatori di porto (senza offesa per la categoria).
L'intera trama scorre abbastanza bene, ma gli eventi accadono senza una valida ragione. I personaggi non hanno un reale motivo per combattere e dare così spessore e importanza alla figura del Cacciatore è stata una forzatura che si nota sin da subito.
Rimane il fatto che il film è godibile: le linee guida della favola originale si intravedono sempre e le citazioni rendono piacevole lo scorrimento della trama principale, che assume tinte dark-fantasy sin dalla prima scena; gli effetti speciali sono il vero fulcro dell'esperienza cinematografica, che adombra totalmente l'inespressività di Biancaneve e del Cacciatore e di tutti gli altri protagonisti  (la Regina è esclusa, ovviamente); infine la trama, non prendendo connotati propriamente romantici, riesce a essere estremamente interessante.
Biancaneve e il Cacciatore è una favola che non deve essere presa sul serio. Ma almeno non c'è il 3D!

Thor/Cacciatore mantiene questa espressione per tutto il film.

martedì 24 luglio 2012

Final Fantasy Versus XIII - Tanto rumore.. per NULLA!

In questi giorni i fan di Final Fantasy Versus XIII si sono presi un bello spavento (me compreso): il rumor della cancellazione del Versus era diventata una quasi una realtà, soprattutto perché era proprio Kotaku ad aver "annunciato" questa triste notizia.
Ma quando, su Twitter il boss della Square Enix, ha annunciato che in realtà il videogame è in piena fase di sviluppo (da 6 anni è in sviluppo, un travaglio a dir poco snervante direi), tutti noi abbiamo tirato un sospiro di sollievo!
Non dobbiamo che aspettare la presentazione al TGS di settembre... anzi, no, non ce l'aspettiamo! Sperare di vedere questo videogame da qualche parte vorrebbe dire la fine dell'universo.
Comunque una cosa è sicura: c'è stato tanto rumore per il solito NULLA alla Square-Enix!

Tra le notizie apparentemente reali e molto tristi c'è quella di Final Fantasy XV, che a quanto pare sarà un open world alla Skyrim. I motivi di questa scelta sono legati al fatto di voler creare un prodotto videoludico di stampo più occidentale.

martedì 17 luglio 2012

Doctor Who 7 - Anticipazioni, Addii e Nuovi Arrivi


Vedi anche: Doctor Who - In attesa della settima stagione

Non so spiegarvi che significato ha il Doctor Who per me. Non ho mai visto la serie classica, ma di sicuro mi immergerò nel passato del Dottore per capirne soprattutto le origini.
Doctor Who l'ho letteralmente fagocitato, mangiandomi puntate su puntate, innamorandomi sempre di più della figura del Doctor, dei suoi nemici, dei suoi incontri e dei suoi addii.
La figura del Dottore è tragica, drammatica nella sua solitudine, nella sua visione dell'universo e del tempo. Lui è lo spettatore inerme di fronte agli eventi e poche volte ha mostrato la presunzione di voler manipolare il corso della storia; ogni volta che l'ha fatto si è reso conto di quanto potere ha nelle sue mani e di quanto non abbia il diritto di utilizzarlo, poiché il potere di un dio non fa per lui.

Tra i tre Dottori che hanno lasciato il segno nella nuova serie del 2005, solo David Tennant è riuscito a trasmettere la vera essenza del personaggio; anche Christopher Eccleston è stato un ottimo Dottore, ma comunque ci voleva David Tennant a mostrare cos'è un Lord of Time.
Tutte le compagne che ha incontrato lungo la sua strada sono la dimostrazione della sua fragile umanità e del suo incomparabile potere di distruggere tutto. Rose ad esempio è la dimostrazione che l'amore non può entrar a far parte del Dottore. Martha d'altro canto è stata una compagna che ha scelto di non voler più avvicinarsi a lui perché conosceva il destino di chi incontra il Dottore. Donna è stata la compagna che più di tutte ho amato, perché rappresenta la rivincita della semplicità, la volontà di voler esplorare l'universo perché ognuno ha il diritto di farlo, eppure anche lei è stata bruciata dal Dottore.

Con la rigenerazione del decimo Dottore e l'arrivo di Matt Smith, tutto è cambiato. Gli stessi sceneggiatori e produttori sono cambiati, rendendo le storie non all'altezza delle stagioni precedenti. Matt Smith non ha mai incarnato il Dottore al 100%: non ha mai trasmesso quella tragicità che solo Eccleston e Tennant erano riusciti a fare. Non si è mai immedesimato realmente nel dramma di essere l'ultimo dei Signori del Tempo; non ha mai realmente compreso il potere del Dottore.
Con Matt Smith viene introdotta anche una nuova compagna, Amy Pond, forse la vera protagonista della quinta e sesta stagione. Amy/Karen Gillian riesce a valorizzare e a nobilitare l'undicesimo Dottore come mai sono riuscite a fare le compagne precedenti. Eccleston e Tennant sono sempre stati due attori che non avevano bisogno di un supporto, sia visivo, sia morale che interpretativo. Matt Smith invece è capace di trasmettere nulla, e solo con Karen Gillian, la ginger della serie, è riuscito a estrapolare qualcosa da quell'attore. Amy Pond ha reso le ultime due stagioni accettabili e convincenti, sebbene sia stata affiancata da un personaggio tanto inutile quanto stupido come Rory. 

La sesta stagione si è rivelata forse la più debole dal 2005. La storia voleva essere complicata e intrigata, voleva mettere il luce uno dei personaggi più interessanti ossia River Song, personaggio dall'incredibile fascino che dalla quarta stagione è riuscita a rendersi interessante sia per l'interpretazione sia per il mistero che l'avvolgeva.
La coppia River/Undicesimo Dottore è qualcosa che stona e che ha sempre reso poco credibile del matrimonio. Alex Kingston è una bravissima attrice e anche lei è riuscita a dar spessore all'inespressività di Matt Smith. Il problema principale è che gli sceneggiatori hanno reso la storia del matrimonio qualcosa di poco interessante e attendibile, considerando soprattutto che per ben tre stagioni il mistero di River Song viene svelato in maniera fin troppo sbrigativa e superficiale.
La sesta stagione, in definitiva, si è rivelata un buco nell'acqua, lasciando spazio a future trame che verranno sicuramente affrontate nella settima stagione, ultima per Karen Gillian e Arthur Darvill.

L'annuncio dell'addio di Amy e Rory è stato anticipato, secondo me, con poca intelligenza. Se da un lato gli addii dei companions del Dottore è sempre qualcosa di sconvolgente e straziante, dall'altro lato annunciarlo con tale semplicità è forse una mossa che metterà in ombra la sorpresa della loro scomparsa. Inoltre, annunciando chi sarà la prossima compagna del Dottore ha reso tutto quanto qualcosa di fastidioso, almeno per chi è fan della serie del 2005.
Steven Moffat, il produttore della serie, non si sta muovendo molto bene da ben 2 stagioni. Riesce sempre a raccontare storie incredibili, ma con poca passione e poco riguardo per i personaggi, che sembrano intrappolati in puntate di Charmed (Streghe).
Tra i vari annunci lasciati durante il Comic-Con 2012 di San Diego, ci sarebbe anche quello della dipartita di Matt Smith. Io lo spero vivamente, perché ormai ha reso il Dottore qualcosa di insopportabile.

Quanto lo odio.









lunedì 16 luglio 2012

Spider-Man VS The Amazing Spider-Man





Prima di vedere il film The Amazing Spider-Man, ero abbastanza scettico: dal mio punto di vista non era necessario fare un reboot della saga. Sam Raimi aveva disegnato e raccontato in maniera quasi perfetta la storia di Spider-Man, con una buona dose di azione ed emozioni. Ma con questo reboot, qualcosa è cambiato.
Ripensando al suo personaggio mi rendo conto che era diventato abbastanza noioso, e un quarto film (che era in progetto nel 2010) non sarebbe stato interessante come lo era il primo e il secondo. Il terzo film è stato orrendo, troppa carne al fuoco e poco interesse a valorizzare le novità, i villains e i personaggi che, dopo 2 film, avevano toccato il fondo.
Nel film di Marc Webb invece sono stati introdotti tanti elementi che mancavano: un intreccio saldo, un buon equilibrio tra action e dramma e un personaggio divertente e coinvolgente.

Due Spider-Man a confronto
Marc Webb ha fatto un ottimo lavoro, considerando che è il suo secondo film Con 500 giorni insieme (500 Days of Summer) aveva dimostrato una certa sensibilità nel raccontare le storie umane e a dirigerle in maniera dinamica; con The Amazing Spider-Man ha fatto lo stesso, riuscendo a ridare spessore a un personaggio che era intrappolato nel concetto drammatico del super-eroe.
Sam Raimi con i suoi Spider-Man ha descritto un uomo-ragno introverso, bloccato nella ragnatela del super-eroe maledetto, immerso nelle responsabilità dei suoi poteri e nella tragicità della sua vita: "da grandi poteri derivano grandi responsabilità", così diceva zio Ben, ma forse quel Peter Parker aveva preso troppo seriamente queste parole, diventando un vero "rompiballe". Ad esempio: solo nel secondo film dice la sua vera identità alla sua amata Mary Jane, e questo la dice lunga su quante seghe mentali si faceva.

Lo Spider-Man di Marc Webb invece è più divertente, ma al tempo stesso incorpora troppi stereotipi del nerd sfigato che ama andare sullo skate ma che nasconde grandi doti intellettive e fisiche. Va detto che questo Peter Parker è molto più adolescente di quello di Sam Raimi e di conseguenza vive i suoi drammi alla Dawson's Creek in maniera abbastanza evidente ma mai patetica. Il teen-drama non è invadente, e anzi riesce a divertire e a caratterizzare un personaggio in piena fase di crescita e di scoperta del suo passato.
Se da un lato quindi il Peter Parker di Sam Raimi è drammatico nelle sue vesti di eroe e noioso nel carattere (Tobey McGuire raggiunge una mono-espressività pari quasi a quella di Nicolas Cage), dall'altro lato quello di Marc Webb è tanto divertente e interessante quanto stereotipato. Il suo personaggio, interpretato da un valido Andrew Garfield, vive la sua vita in maniera più intraprendente e meno passiva.
Sono rimasto molto stupito del bacio con Gwen Stacy, che è stato veloce e un fulmine a ciel sereno (ovviamente prevedibile). Questo dettaglio, apparentemente irrilevante, dimostra l'intenzione dietro questo reboot, ossia quello di raccontare in maniera divertente la storia di Spider-Man e non quella di ammorbare lo spettatore con i drammi interiori. Questa volta l'intreccio del film viene messo in evidenza, come ad esempio il mistero della famiglia Parker e della OSCORP, motore principale del film.



La protagonista femminile
Ho preferito di gran lunga Gwen Stacy a Mary Jane Watson. La prima è una donna interessante e solare, che non si lascia prendere dal panico e non piange e non urla ogni 4 secondi come MJ, la quale incarna la "donzella urlante in pericolo" (che palle!). Gwen addirittura affronta Lizard e salva letteralmente la città dal suo piano diabolico.
MJ è una donna noiosa, prevedibile e priva di iniziative. La sua storia non si intreccia con quella di Peter Parker se non sul piano sentimentale. Gwen Stacy prende iniziative ed è in qualche modo un'eroina, quasi quanto Spider-Man. Con Mary Jane ci troviamo di fronte a una donna in pieno stile "disneyiano" (passiva e pesante), con Gwen abbiamo un personaggio da cardiopalma (intraprendente e dinamica).



Il villain
In questo caso non si possono fare paragoni. Sono due antagonisti diversi, sia nelle intenzioni, sia nell'interpretazione. Ma ammetto che ho preferito Curt Connors/Lizard per quanto riguarda il suo scopo e la sua caratterizzazione: non è vero cattivo ma uno scienziato che vuole salvare il mondo (ovviamente lo fa con i metodi sbagliati). Goblin è stato un villain interessante, ma solo perché è lo scienziato pazzo per eccellenza e perché Willem Defoe è un attore eccezionale.
La pazzia di Lizard (interpretato da un magnifico Rhys Ifans) invece nasce dalla sua umanità, dalla sua sensibilità e intelligenza. Rimane sempre e comunque cosciente del suo scopo, ed è per questo che lo reputo più interessante: perché è spinto da una nobile causa e non abbandona mai il motivo del suo piano.



Per concludere
The Amazing Spider-Man diverte al 100%. Il film è un ottimo inizio di una saga che potrebbe mettere in ombra quella di Sam Raimi. I
Il protagonista cammina insieme all'intreccio dinamico e interattivo. Lo spettatore non si annoia vedendo i complessi esistenziali di Peter Parker, ma anzi, vuole scoprire con lui la verità che si cela dietro un mistero che verrà sicuramente snocciolato nel prossimo film.
Ovviamente il 3D è inutile. Ma tanto è inutile parlarne.

lunedì 9 luglio 2012

Assassin's Creed - Il film con Michael Fassbender



Dopo la trasposizione (piuttosto criticabile) di Prince of Persia, la Ubisoft ripropone un progetto cinematografico in relazione a uno dei capisaldi della software house: Assassin's Creed, che vanta di un successo incredibile e di un nuovo capitolo in arrivo a ottobre. 
Il progetto è piuttosto ambizioso e vede tra le fila dei produttori e degli interpreti niente meno che Michael Fassbender, ormai star indiscussa del red carpet 2011/2012. L'attore vestirà quindi i panni del protagonista della saga di Assassin's Creed (Desmon, Altair, Ezio Auditore? Ancora non si sa..).

Tra le varie notizie, c'è anche quella più interessante: sarà un film totalmente prodotto dalla Ubisoft, senza la partnership della Sony. Forse questa mossa, atta a proteggere il film in tutto e per tutto dalle grinfie di altre mani al di fuori della Ubisoft, porterà a creare un prodotto diverso da quell'orrore di Prince of Persia.
Per la prima volta, quindi, una software house pretenderà di portare avanti un progetto cinematografico; chissà se non sarà di esempio per futuri progetti di adattamento di videogames sul grande schermo.

Ovviamente tutto è ancora da vedere

Sono dell'idea che in questi casi, l'ultima parola deve essere proprio di coloro che hanno creato il titolo videoludico. Finora l'errore più discutibile è stato proprio il fatto che negli adattamenti sono state messe mani estranee, di registi che hanno poco a che fare con una saga videoludica, e di produttori che hanno solo voglia di sprecar soldi per portare sul grande schermo un prodotto scadente e per niente inerente al titolo originale.



Fonte: Badtaste

lunedì 2 luglio 2012

Fringe - (Spoiler) Poster della quinta stagione

Dopo gli eventi (piuttosto irrilevanti e prevedibili) del finale di quarta stagione, Fringe si fa risentire nell'aria con un poster che preannuncia l'epilogo legato agli Osservatori, figure misteriose di tutta la serie di cui è stato svelato il mistero: sono uomini di un futuro in cui la Terra è ormai distrutta.
Per quanto riguarda il futuro della serie invece, la quinta stagione sarà l'ultima e composta da 13 episodi. Scelta piuttosto azzeccata che, necessariamente, obbligherà gli sceneggiatori a chiudere la storia senza troppi episodi filler, che in questa serie sono diventati troppo noiosi.
Stanno arrivando.