domenica 22 marzo 2009
The Wrestler (2008, Darren Aronofky)
Randy “The Ram” non può fare altro che lottare. Il suo respiro è affannato e pesante, la sua pelle piena di cicatrici, il suo sguardo rasenta l’umiltà e la pazzia, i suoi muscoli si contraggono solo per poter soddisfare il suo pubblico, le ferite si rimarginano presto e il sangue diventa solo una routine spettacolare.
Ma quando il cuore cede per un infarto, Randy si accorge della sua presenza nel petto, che non può battere solo per il wrestling. Si accorge che l’amore del suo pubblico è lontano, ed è il nome Randy “The ram” e la sua lotta ad essere amati. Si accorge che in realtà tutto ciò che per cui aveva lottato si è rivelato vano, e il suo cuore fragile non può sopportare l’amore del suo pubblico. Cerca quindi di ritrovare l’amore di sua figlia, Stephany ( Evan Rachel Wood), ormai indipendente ma ancora profondamente ferita dall’abbandono del padre per la vita sul ring. E infine cerca un amore più personale, intimo, delicato e vero con la spogliarellista Cassidy/Pam ( Marisa Tomei). Scende a compromessi lavorando in un supermarket e tenta di rimettersi sui binari giusti la sua vita.
Il fallimento di un uomo viene mostrato con una resa documentaristica, con la mdp a spalla, creando un effetto vertiginoso e quasi nauseante, come per far sentire allo spettatore l’altezza di Mickey Rourke. La macchina da presa segue spesso di spalle Randy aka Mickey Rourke: sembra quasi che l’occhio del regista voglia indugiare e soffermarsi su un peso invisibile che le spalle ampie e possenti di Randy devono sopportare. Le riprese si alternano tra riprese quasi febbrili e nevrotiche, veloci e brevi “jump cut” e riprese lunghe , che sembrano istantanee in movimento che rivelano lo sguardo stanco e forte del protagonista che guarda la figlia.
Il rapporto padre/figlia viene esemplarmente ripresa con una forza coinvolgente e commovente, con un realismo quasi irreale e con sentimenti puri e innocenti. Randy ha abbandonato sua figlia per poter seguire la sua vita, un egoismo da cui dovrà redimersi rivestendo il ruolo di un padre goffo e insicuro, e dovrà sforzarsi come non ha mai fatto in vita sua per potersi riappropriare dell’amore di sua figlia.
Il rapporto con Cassidy la spogliarellista delineerà la figura di questa donna come l’esatto contrario di Randy: lei non accetta il nome che gli hanno dato nello strip club, e tenta a tutti i modi di separare la vita privata da quella lavorativa; verso la fine del film lei pronuncerà con una forza d’animo straordinaria il suo vero nome, Pam, rinnegando il nome di Cassidy. Randy fa l’esatto opposto: lui non accetta di essere chiamato con il suo nome di battesimo, e vuole farsi riconoscere solo come Randy.
Marisa Tomei interpreta in maniera eccezionale la figura di una donna bellissima e innocente, con una sensibilità coinvolgente,e con una dignità da leonessa.
La trama si svolge negli anni 80 quando Randy “The Ram” Robinson ebbe un enorme successo, ma il suo professionismo andò scemando ritrovandosi a dover combattere nelle palestre dei licei e in altre piccole e anguste, davanti ai pochi fan rimasti fedeli alla carriera di “The Ram” ormai arrivata all’estremo. Con l’infarto che lo coglierà dopo un sanguinoso e rovinoso incontro, Randy scenderà a un compromesso del tutto fuori sincronia con il suo desiderio di adrenalina e di calore del ring. La vita spericolata e azzardata che perseguiva diverrà d’un tratto un’ombra che lo perseguiterà a sua volta, tentandolo costantemente, e lo spettatore non può fare altro che attendere il momento in cui lui cederà.
Darren Aronofky e il suo sguardo si posa sempre sul fallimento, sulla degradazione e umiliazione del corpo e dello spirito( esempio lampante che mi viene in mente è Requiem for a dream). Non si fa scrupoli a mostrare un uomo come un pezzo di carne da macello e le gesta disperate di personaggi al limite della propria vita.
Sebbene The Wrestler mostri uno squarcio di una realtà come il wrestling e di un America che vive a scapito della propria dignità, è anche metafora delle passioni che mantengono vivo un cuore di un uomo.
La passione di Randy per il suo wrestling non può non essere a rapportato a chiunque.
Davanti alla negazione della propria vita, come si reagirebbe? Domanda priva di una apparente risposta che il film porta invisibile come sottotitolo.
Il discorso finale di Randy spiega per filo e per segno le sensazioni e le emozioni che ha provato nel non poter combattere: lui non ha un posto nel mondo, e anzi, il mondo lo rinnega, e lui non può fare altro che gettarsi nella sua passione e unica ragione di vita, poiché è solo quello che è capace di fare. Chiunque può riflettersi nel personaggio di Randy, interpretato magistralmente da un Mickey Rourke rinato, finalmente redento da una vita fin troppo simile al personaggio che ha interpretato in The Wrestler. E’ un film che appartiene a Mickey Rourke, ed è un omaggio a tutti quelli che non posso fare a meno di lottare per le proprie ambizioni.
Omaggio agli anni 80, che vengono costantemente rievocati attraverso citazioni musicali.
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