Quando venne presentato nel 2006 il progetto Fabula Nova
Crystallis, Final Fantasy XIII doveva far parte di una trilogia che comprendeva
il Versus XIII (che è diventato Final Fantasy XV) e Agito XIII (Type-0) e che
coinvolgeva uno stesso universo narrativo che girava intorno alla figura dei
Fal’cie e di Etro.
Dopo mille cambiamenti e un’attesa piuttosto snervante,
Final Fantasy XIII adesso comprende una trilogia a parte che racconta le gesta
di Lightning contro il volere degli dei.
Final Fantasy XIII è stato oggetto di critiche più disparate: c’è chi osanna la
narrazione e la costruzione dei personaggi, e c’è chi critica aspramente un
gameplay piuttosto lineare. Il problema di queste critiche è che hanno un comun
denominatore: paragonare costantemente i nuovi capitoli di FF a quelli vecchi.
Il fatto principale che porta a giudizi negativi è la nostalgia. Di conseguenza
tutto ciò che è nuovo non viene visto in relazione ai tempi moderni, ma in
relazione alla volontà di voler riprovare le stesse emozioni di un tempo. Ma
più si vuole provare determinate emozioni e meno si provano emozioni nuove ed
esperienze positive. Final Fantasy XIII, per quanti aspetti negativi abbia,
rimane uno dei titoli più interessanti di questa nuova (ormai vecchia)
generazione di console.
Final Fantasy XIII-2 può essere considerato come un vero e
proprio spin-off, poiché il capitolo precedente non ha linee narrative
interrotte o questioni irrisolte (sebbene gran parte della mitologia dietro la
storia non è mai stata realmente approfondita). Con FFXIII-2, la Square Enix prende in mano gran
parte delle critiche mosse verso FFXIII e le risolve, creando un gameplay più
articolato, esplorazione delle ambientazioni a discapito della grafica e della
narrazione, frammentaria e non più lineare come nel precedente capitolo.
Lightning Returns Final Fantasy XIII cambia totalmente le
carte in tavola, partendo dal titolo stesso. L’assenza di Amano, sinceramente,
mi ha davvero dispiaciuto.
Per quanto riguarda le dinamiche di gameplay, LR prende
elementi basici dei Final Fantasy e li trasforma in chiave action,
avvicinandosi agli RPG occidentali dove la libera esplorazione ne fa da
padrona.
La grafica è sottotono rispetto ai capitoli precedenti, ma la giocabilità è
dinamica, coinvolgente e di ampio respiro. I combattimenti sono estremamente
difficili se si affrontano superficialmente. Essere strateghi è un’esigenza di
base se si vuole giocare a questo capitolo, trasformandolo in un titolo quasi
hardcore. Non è un videogame per casual gamer, questo è poco ma sicuro.
La storia è parecchio frammentata, proprio perché è il
giocatore a decidere il tipo di approccio e l’ordine con cui affrontare le
missioni principali.
L’approccio che si adotta durante il gaming è molto
personalizzabile per via degli Assetti che Light può assumere durante il
combattimento. I “vestiti” che può indossare sono tantissimi, così come sono
tantissime le combinazioni che si possono effettuare tra gli Assetti, le
abilità, gli accessori e l’estetica (potendo utilizzare gli ornamenti e la
personalizzazione del colore degli abiti). Le strategie di combattimento sono
pressoché infinite. Questo elemento di personalizzazione rende l’esperienza di
gioco estremamente variabile e flessibile rispetto alle esigenze giocatore.
Il fattore tempo, inizialmente, può risultare una spina nel
fianco. Crea una situazione di stress non indifferente, soprattutto rispetto
alla mole di missioni da fare in un’ambientazione così vasta e imponente. Dopo
aver completato le missioni principali, il tempo che si ha a disposizione
diventa un elemento poco invadente rispetto alle fasi iniziali di gioco. Ci si
abitua alle dinamiche del gameplay e tutto diventa più semplice, sebbene più si
avanza con i giorni e più i combattimenti contro i mostri diventano più ostici.
LR rappresenta una rottura con tutti i Final Fantasy sinora
conosciuti anche per un aspetto che può risultare inutile, ma che disorienta
appena si inizia il titolo: i punti esperienza non si ottengono più con le
battaglie ma con le missioni. Per questo l’esplorazione è un fattore
determinante: senza esplorazione, senza l’interazione con gli NPC, non sono
l’esperienza di gioco è a metà, ma si rischia seriamente di trovarsi in
difficoltà con boss e battaglie.
Il design e lo stile grafico sono rimasti pressoché invariati
rispetto ai capitoli precedenti. Però c’è da dire che c’è una ricercatezza
maggiore rispetto alle ambientazioni, che risultano molto più belle e
particolari. Luxerion ad esempio è una città molto bella, architettonicamente
parlando.
Non si può dire lo stesso delle musiche, che sono quasi
tutte riciclate dai vecchi capitoli. E le poche theme proposte sono piuttosto
anonime. In XIII-2 le musiche erano magistralmente composte in maniera tale da
rimanere i minuti interi nell’Historia Crux o a New Bodhum. In LR è possibile
ritrovare quasi tutte le theme precedenti, ma sarebbe stato più gradito
maggiore innovazione e ricercatezza.
La costruzione dei personaggi è resa molto bene. Lighning,
protagonista indiscussa su cui
la
SE ha scomesso praticamente tutto, viene approfondita
ulteriormente sia attraverso i legami con gli altri personaggi sia con sé
stessa. I pensieri di Light sono alla base di questo capitolo, rendendo il
personaggio molto ben caratterizzato.
La storia, nel complesso, è ben sviluppata, ma ci sono molti
buchi narrativi che lasciano l’amaro in bocca. Eppure, proprio perché gli
elementi del gameplay, la caratterizzazione dei personaggi e la ricercatezza
delle ambientazioni sono i pilastri fondamentali di questo titolo che molti
“plot hole” vengono avvertiti ma non pesano sull’economia narrativa del gioco.
Capitolo chiude (quasi) perfettamente gli eventi di XIII-2 e
la mitologia del XIII, rendendo questo capitolo fondamentale per chi avesse
finito il XIII-2.
Il finale è molto interessante, e sembra collegarsi in qualche modo alle
premesse di Final Fantasy XV, dove la frase “Una fantasia basata sulla realtà”
è una promessa allentante per i videogiocatori, e LR finisce proprio in una
realtà che tutti noi conosciamo.
Lighning Returns Final Fantasy XIII non è esente da
critiche, ma personalmente l’ho trovato un capitolo più che ottimo da ogni
punto di vista, a partire dal gameplay sino alla caratterizzazione dei
personaggi e lo sviluppo della storia. Per chi non ha amato FFXIII, è inutile
che critica questo capitolo.